Karlheinz, una semplicità solo apparente

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In ogni ambito esistono situazioni che sembrano semplici, talora banali. In realtà, ad una lettura più attenta racchiudono una miriade di significati. È quanto si verifica anche con Karlheinz, il musicista che ora presentiamo.

Karlheinz, gli aspetti principali

Karlheinz è il nome d’arte di Francesco Manu, compositore nato a Roma. Per conoscerlo meglio è opportuno approfondire quattro aspetti: il nome d’arte, il suo logo, la sua invenzione ed, ovviamente, la sua musica. Cominciamo dal soprannome.

Perché Karlheinz

Nel 1928 è nato in Germania un grande compositore, che ha attraversato il secolo scorso sino ai primi anni 2000: Karlheinz Stockhausen. Per tutta la vita, ha continuato a studiare, cercare e sperimentare nuove forme di suoni e musica. Questa passione lo accomuna a Karlheinz, che quindi da lui ha desunto il proprio pseudonimo. Ed infatti, pur situandosi nel filone della musica techno, quella di Karlheinz è più precisamente definibile come tecno fusion. Nella sua produzione sono infatti rintracciabili ritmi blues e jazz, sonorità africane ed asiatiche, rimandi al settecento veneziano classico. Il soprannome vivaldiano “Rosso” dà il nome anche ad un remix di Karlheinz.

Il logo di Karlheinz

Anche il logo scelto da Karlheinz ha una semplicità solo apparente, ma una straordinaria densità di significati. L’artista ha scelto un fiore viola a cinque petali, racchiuso in un esagono regolare. Al centro del fiore si trova un bottone bianco. Come negli antichi mandala, nel logo esistono innumerevoli geometrie interne. Le geometrie, il numero di lati, angoli e petali ed il colore viola reinviano ai miti presenti in tutte le culture: la vita dell’uomo, l’universo, l’unità del tutto.

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Uno strumento nuovo

Chiunque si aspetta che un musicista componga brani musicali o progetti videoclip. È forse più raro che progetti i propri strumenti. È quanto ha fatto invece Karlheinz, al termine di un lungo percorso di ricerca che lo ha portato a studiare alcuni antichi strumenti musicali. Ne è nato il LICHT, che si pone ovviamente nell’ambito delle tecnologie avanzate. Grazie a sensori, luce laser, chip e apposito software il LICHT assume informazioni luminose ambientali e le traduce in suoni. Allontanando le mani dallo strumento, o avvicinandole ad esso, il suono viene modulato in musica. Il colore viola tipico del logo caratterizza anche il LICHT, che, per decisione del suo autore, inizialmente servirà solo per le performances di Karlheinz senza essere commercializzato.

La musica di Karlheinz

Le classifiche di riferimento vedono buoni piazzamenti per i brani di Karlheinz. Una decina di tracce sono presenti nella TOP 10, e molte sono le collaborazioni con etichette prestigiose, tra cui va ricordata Natura Viva. Il suo primo EP, dal titolo EP1, esce con l’etichetta TrackPark, della divisione Proceed Records. Dalla collaborazione con Haldo DJ nasce HAKA Project, un concept di sette tracce che recentemente ha visto l’uscita di un EP intitolato Shams, per la label Cafe de Anatolia. Da ricordare pure le sue raccolte Deep Formentera, Cotê d’Azur (Buddha Bar), CLAPS Records, STPH – Stereophonic e Love Vibration Nation & R3UK (etichetta con nomination al Grammy Award), MODA – Ministry of Dance Arabic.

Sul web

È possibile seguire Karlheinz tramite il suo sito, su instagram e you tube.

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